L’escolzia (Eschscholzia Californica), è una pianta appartenente alla famiglia delle papaveraceae, è originaria della California e del Messico, la seconda parte del nome pare prenda origine proprio da dove venne rinvenuta la prima volta, mentre il nome, dal botanico ed entomologo russo Johann Friedrich von Eschscholtz.

Pochi inoltre sanno che l’escolzia assieme alle sorelle; corydalis yanhusuo, argemone mexicana e papaver rhoeas, sono tra gli unici appartenenti alla famiglia delle papaveraceae a non contenere alcaloidi fenantrenici, primo fra tutti la morfina.

L’escolzia è nota da secoli per le sue proprietà ipnoinducenti (concilia l'addormentamento), ansiolitiche, tranquillanti, spasmolitiche e sedative, gli indiani d’America la utilizzavano anche per le neuropatie infantili; dobbiamo invece rivolgerci alla cugina corydalis Yanhusuo per quanto riguarda la riduzione dei sintomi delle neuropatie negli adulti, compresa quella diabetica. L’escolzia pare che abbia anche una certa utilità verso alcuni tipi di cefalee. Viene utilizzata con un discreto seguito e successo anche in omeopatia. Generalmente il suo uso principale odierno per cui se ne fa commercio, riguarda l’insonnia e in genere, tutti gli stati di agitazione.

Il meccanismo d’azione è da ricercarsi nei suoi costituenti in grado di ridurre l’attività delle cellule della corteccia cerebrale, favorendo il rilassamento e stimolando il sonno. Le parti della pianta che vengono utilizzate sono perlopiù gli steli e i fiori, i quali contengono: alcaloidi (0,5%), flavonoidi, carotenoidi e fitosteroli, sicuramente l’effetto ipnoinducente e tranquillante lo si deve agli alcaloidi che si suddividono in benzilisochinolinici e benzofentridininici (principalmente la californidina, ma sono presenti anche berberina, protopina, criptopina, chelidonina, sanguinarina, escholtzina, glaucina). La titolazione viene fatta generalmente in base alla protopina che racchiude meglio di tutti le qualità della pianta.

La polvere di Escolzia, può variare sensibilmente, in base alla sua concentrazione di principi attivi, generalmente viene utilizzata tale e quale, solo polverizzata; titolazioni come quella che stiamo descrivendo, allo 0,20%, sono un po’ la norma, anche se potrebbero apparire di bassa concentrazione, ma dobbiamo sapere che  lo 0,20%  o 0,35% di protopina, rispetto ad uno 0,5% di alcaloidi totali nella pianta base, è tutt’altro che poco, se poi si considera che la protopina è se non marginale, di sicuro non l’alcaloide principale in termini di concentrazione. 

Si presenta come una polvere beige con reminiscenze rosate dovute all’erba base polverizzata. Come solvente di estrazione è stato usato l’etanolo assieme all'acqua, con aggiunta di maltodestrina e silice come eccipiente. Va sempre specificato che l'estrazione può essere fatta avvalendosi di diversi solventi e procedimenti, per cui il colore di un estratto dichiarato, non è garanzia di riconoscibilità, tanto meno può essere utilizzato quale indice di bontà e concentrazione.

Il dosaggio per l’escolzia in oggetto è di 500 mg -1 gr,  da assumere in un’unica somministrazione mezz’ora prima di andare a dormire.

Molto spesso, l’escolzia, viene associata a valeriana, scutellaria, luppolo, rivelandosi estremamente sinergica e soprattutto molto utile come sedativo generico diurno e tranquillante, anti ansia e conciliante per il sonno. Qui l’escolzia, con la sua capacità particolare, non fa che rafforzare l’effetto delle altre erbe, anche oltre il ruolo che da sempre le è stato dato, quasi incontrastato tra gli ipnoinducenti (soprattutto nel mondo occidentale), in cui solo la melatonina o erbe quali il mulungu brasiliano, possono competere con lei.

Come per la maggior parte delle sostanze in polvere, quindi fitoterapici, vitamine, aminoacidi ecc, il confezionamento viene fatto avvalendosi di buste in plastica trasparente per alimenti, saldate ermeticamente e inserite in una busta di alluminio plastificato con chiusura ermetica a zip, richiudibile.