La silimarina è una miscela di flavonolignani, che va a costituire il principio attivo di varie piante, compreso il cardo mariano (Silybummarianum, sinonimo Carduus marianus L) o cardo santo; la miscela è composta da tre sostanze: la silibina, la silicristina e la silidianina. Il cardo mariano, appartiene alla famiglia delle asteraceae, è diffuso anche nell’Italia centro meridionale e nelle isole, le parti utilizzate della pianta sono i semi e le sommità fiorite, la silimarina è presente perlopiù nei semi e nello strato proteico della superficie esterna del frutto, mentre non è presente nelle foglie.

L’importanza del cardo mariano è conosciuta da tempo, in ambito fitoterapico, dove viene tradizionalmente impiegato per migliorare la salute e la funzionalità del fegato.

Gli effetti epatoprotettivi della silimarina sono stati ampiamente dimostrati, il suo uso nella medicina popolare è conosciuto da secoli, è altrettanto noto l’uso in campo medico come coadiuvante nelle malattie epatiche, nelle cirrosi croniche anche in stadio avanzato, nelle intossicazioni epatiche; si dimostra altresì efficace in caso di, avvelenamento da alcool e avvelenamento da amanita phalloides (fungo velenoso, mortale che ogni anno miete molte vittime). E’ estremamente interessante il meccanismo d’azione con cui la silimarina letteralmente espropria, sfratta, la falloidina (microtossina velenosa), dai legami con gli epatociti (le cellule del fegato), impedendole di distruggere il fegato. Nel caso di avvelenamento, l’incubazione può essere anche di più giorni fino ad una settimana, al punto che se, il malcapitato, viene salvato, deve subire un trapianto di fegato. Somministrando dosi adeguate di silimarina invece, questo semplicemente non può accadere e magicamente la falloidina non può nuocere! E’ noto anche il suo impiego nell’ avvelenamento da tetracloruro di carbonio, da  paracetamolo e da tioacetammide.

Gli studiosi hanno così potuto apprezzare l’efficacia protettiva della silimarina ed indagarne i vari meccanismi di azione, riconducibili soprattutto alla sua capacità di aumentare la sintesi delle proteine epatiche e di inibire quella dei mediatori infiammatori e dei radicali liberi.

Tutti noi, almeno una volta all’anno, anche senza avere malattie gravi, un po’ per lo stile di vita, l’inquinamento, i cibi pieni di conservanti, la dieta e uno stile alimentare poco salubre, dovremmo ricorrere alla silimarina, meglio se concentrata, da utilizzare preferibilmente in sinergia con la colina bitartrato, così da ripulire e detossificare a fondo sia il fegato che la cistifellea e i dotti biliari.

Si trova in vendita anche il semplice cardo mariano polverizzato, ma contiene quantità molto basse del fitocomplesso. L’estratto secco titolato al 80% di silimarina, consente certamente un uso più coerente. Si presenta come una polvere che varia dal giallo acceso al marrone scuro, questo variare di colore, dipende dal sistema di estrazione e dalle sostanze utilizzate (solventi) per estrarre il fitocomplesso. La polvere in questione ha una colorazione tendente al marrone chiaro

Il dosaggio varia, dai 500 mg a 1 g due volte al giorno ai pasti principali, per avere un’azione più che sufficiente, in tutti i casi di utilizzo transitorio, cioè tipicamente 4 settimane (consultare sempre il proprio medico di fiducia). Non sono infrequenti, dosaggi di mezzo grammo al giorno, sopratutto quando viene presa come mantenimento assieme a una dieta ben regolata  per lunghi periodi. Cosa ben diversa nei casi di patologie epatiche veramente gravi dove viene impiegata quotidianamente e a dosaggi più importanti. La silimarina viene assorbita per via orale ed escretata attraverso la bile, con un’emivita di circa 6 ore.

In ambito sportivo viene consigliata come prodotto disintossicante da assumere per limitare gli effetti epatotossici degli steroidi anabolizzanti orali.Non ha praticamente effetti collaterali negativi o tossici importanti, anche ad alti dosaggi. Sono comunque note le proprietà lassative della silimarina, che compaiono quando viene assunta a dosi elevate, probabilmente a causa del suo stimolo positivo sulla sintesi e sul flusso biliare; motilità intestinale spesso associata a nausea, gonfiori, dispepsia, che scompaiono al ripristino del dosaggio corretto.

Come per la maggior parte delle sostanze in polvere, il confezionamento viene effettuato avvalendosi di buste in plastica trasparente per alimenti, saldate ermeticamente, introdotte in una busta di alluminio plastificato con chiusura ermetica a zip richiudibile